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L'uso dell'aceto di mele in allevamento

 

Tra gli “additivi” utilizzati, l’aceto di mele riveste sicuramente una grande importanza nel mio allevamento, grazie alle sue molte proprietà e non secondariamente alla sua grande facilità di reperimento ed economicità.

Dal punto di vista della composizione, l’aceto di mele contiene sali minerali, enzimi e batteri utili.

Vediamo in breve “cosa di buono” sa fare per i nostri animali questo interessante prodotto.

  • Può essere utilizzato per determinare la presenza di papilloma cloacale. Applicandolo, infatti, in questa zona l’aceto reagirà alla presenza del virus dando effervescenza.  

  • Può essere utilizzato nella prevenzione e come trattamento complementare delle micosi del gozzo causate da Candida albicans oppure nel trattamento della megabatteriosi. L’uso di una soluzione al 1% di aceto di mele (10ml di aceto di mele in un litro d’acqua) acidifica l’ambiente nel gozzo previene la proliferzione micotica e stimola lo sviluppo della normale flora batterica intestinale.

  • Grazie alla sua acidità inibisce la crescita di batteri nel beverino lasciandolo pulito senza ricorrere a lavaggio e spazzolatura quotidiana (lo noterete perché passando il dito all’interno del beverino non troverete la classica patina sulle pareti, che si forma se il beverino non viene lavato e spazzolato tutti i giorni).

  • Per la disinfezione di attrezzature, giochi, sistemi automatici di diffusione dell’acqua, può essere utilizzata una soluzione formata da una parte di aceto di mele e una parte d’acqua. È bene sempre risciacquare prima del riutilizzo di qualsiasi attrezzatura tratta con questa soluzione.

  • L’aceto di mele può essere anche utilizzato per rimuovere l’eccesso di zinco dalle attrezzature dell’allevamento zincate. Esso, infatti, ha la proprietà di rimuovere solo l’eccesso non fissato, evitando così che gli animali ne entrino in contatto.

Per sfruttare al meglio però gli effetti dei fermenti presenti nell’aceto di mele, è bene che venga utilizzato dell’aceto di mele non pastorizzato. Controllare quindi sull’etichetta quando viene acquistato oppure guardare sul fondo della bottiglia: la presenza di particolato, costituito da agglomerati di batteri fermentanti (“Madre dell’aceto”), indica che il prodotto non è stato pastorizzato. Se si lascia la inoltre la bottiglia aperta qualche giorno, si può stimolare lo sviluppo della Madre dell'aceto. 

 

Se si vuole però, è possibile farlo in casa in modo semplice ed economico.

Prendere delle mele, lavarle e poi tagliarle a tocchetti. Lasciare buccia e i semi togliendo solo il picciuolo (nella buccia sono presenti i batteri responsabili della fermentazione che fungono da starter del processo di acidificazione). Passare i pezzi di mela nel mixer/centrifuga, per estrarre il succo, oppure prima in un frullatore e poi nella centrifuga. Versare il succo ottenuto in un recipiente di vetro a bocca larga, possibilmente di vetro scuro, coperto in modo non ermetico, solo per proteggerlo da polvere e insetti, perché il contatto con l'aria, l'ossigenazione, è fondamentale per l'acidificazione. Il contenitore va collocata al buio (in cantina va bene), dove la temperatura sia costante. Per accelerarne il processo, sempre in modo naturale, si può aggiungere dell’aceto di mele già fatto non pastorizzato. Dopo alcuni mesi, anche fino ad un anno, si noterà un certo aroma di aceto, indice che il processo è avvenuto. Un ulteriore consiglio: effettuate le operazioni di spillatura e travaso in fase di luna calante.

Attenzione: non utilizzare contenitori in metallo per contenere acqua con aceto di mele. L’acidità della soluzione alla lunga deteriora il metallo. 

 

 

 

Preparazione dei semi germinati

 

  • La miscela da germinare viene messa a bagno in acqua  e pochissimo sapone per i piatti e quindi vigorosamente agitati per far sì che il sapone leghi e elimini dalla superficie dei semi il maggior quantitativo di impurità.

  • I semi son quindi ben risciacquati e messi in ammollo con acqua e Amuchina o candeggina nelle opportune dosi.

  • Dopo 8-10 ore sono quindi scolati e risciacquati dall’acqua di ammollo.

  • I semi scolati e risciacquati sono posti quindi a germinare per 12-24 ore, in base al tempo di germinazione del seme.

  • Raggiunto il livello di germinazione desiderato, sono posti in acqua bollente per 20 secondi e quindi rapidamente raffreddati in acqua fredda.

  • Il semi germinati così ottenuti sono quindi serviti agli uccelli. Se eccessivamente bagnati possono essere asciugati con pastoncino, farina di mais o altro. Meglio se asciugati in un canovaccio e quindi serviti tal quale. 

 

I semi utilizzati nel mio allevamento sono principalmente:

FRUMENTO - ORZO - LENTICCHIE - AZUKI - GIRASOLE - MAIS - CARDO 

Questi semi infatti sono di facile reperibilità, germinano molto velocemente e hanno un prezzo contenuto.

 

Integrazione casalinga dei pastoncini commerciali: perchè si perchè no!

Spesso molti allevatori, acquistano pastoncini o prodotti di integrazione alimentare per gli uccelli e applicano a loro volta integrazioni casalinghe, aggiungendo ingredienti vari al pastoncino con l’idea di renderlo “migliore”, “più ricco”!!!

Ma sarà davvero così? Davvero rendiamo il pastoncino migliore?

Applicando un sistema diciamo così “SCIENTIFICO” e facciamo due conti.

Prendiamo un tipico pastoncino, molto usato e blasonato, e vediamone la composizione nei principali nutrienti, come riportato dalla casa produttrice.

 

Proteine grezze 16%

Grassi grezzi 7.9%

Cellulosa grezza 3%

Ceneri grezze 4.6%

Calcio 0.9%

Fosforo 0.4%

Sodio 0.5%

Magnesio 0.01%

 

Aggiungiamo adesso i classici additivi casalinghi da molti usati ovvero uovo sodo e piselli surgelati. Vediamo i valori nutrizionali di questi come riportato nel sito http://www.valori-alimenti.com.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ad esempio prendiamo 100 g di pastoncino cui aggiungiamo un uovo sodo di circa 60 g  e 30 g di piselli surgelati. Vediamo nella tabella seguente cosa succede ai valori dei principali nutrienti e quale valore assumono nel mix finale di pastoncino+uovo+piselli .

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

L’ultima colonna della tabella riporta la differenza percentuale che otteniamo. Come è ben evidente il mix ottenuto, che in teoria nella mente dell’allevatore avrebbe dovuto portare ad un aumento dei nutrienti, in realtà porta ad un calo anche significativo di questi, con variazioni negative tra il 20 e il 44%!!

La disinfezione dei beverini

Una delle attività di gestione dell’allevamento sicuramente importante, è la corretta pulizia dei beverini. Questa è fondamentale poiché il beverino si sporca con facilità potendo diventare fonte di problemi sanitari legati allo sviluppo di patogeni. Il solo ricambi dell’acqua spesso risulta insufficiente, soprattutto se fatto con intervalli prolungati di più di 2-3 giorni in quanto le pareti del beverino diventano sede di sviluppo di colonie di microorganismi vari, tra i quali potrebbero trovarsi anche tipologie potenzialmente pericolose per  gli uccelli. Come evitarlo? Naturalmente con una buona pulizia dei beverini che può essere attuata in diverse modalità, tutto dipende dal tempo a disposizione e dal numero di beverini che dobbiamo pulire.

Le modalità attuate nel mio allevamento sono fondamentalmente due.

Una che richiede più tempo e la attuo normalmente durante le “pulizie generali” e una seconda modalità invece, che  attuo durante la gestione “ordinaria” e richiede meno tempo.

Prima modalità: LAVAGGIO PER IMMERSIONE. Questa consiste banalmente nell’immersione per almeno 15-20 minuti dei beverini passati in precedenza con uno scovolino, in acqua e ipoclorito di sodio (candeggina). L’uso di questo prodotto garantisce alcuni punti fondamentali:

  • FACILE REPERIBILITà: si trova in tutti i supermercati o punti vendita di prodotti per la casa.

  • basso costo: non serve utilizzare candeggine “rinomate”.

  • azione disinfettante profonda: l’ipoclorito è preso a riferimento come il più efficace prodotto disinfettante, a patto che venga utilizzato su superfici pulite. La presenza di materiale organico eccessivo inibisce l’azione dell’ipoclorito (ecco perché i beverini vanno preventivamente puliti con lo scovolino per eleminare residui organici presenti).

  • non lascia residui: l’ipoclorito è una molecola instabile all’aria che si degrada in cloruro di sodio (sale) e idrossido di sodio (soda), due composti facilmente eliminabili con un normale risciacquo.

  • AZIONE SBIANCANTE: l’ipoclorito ha anche come ben noto, un’azione sbiancate rendendo così anche un aspetto migliore ai beverini puliti che tornano quasi nuovi.

Questa modalità di pulizia così profonda risulta quindi molto efficace e da applicare almeno una volta alla settimana non solo ai beverini ma anche alle diverse strutture del nostro allevamento, come mangiatoie, i diversi porta alimenti utilizzati, i fondi delle gabbie, i pavimenti ecc…

Molto di noi però si trovano ad affrontare la pulizia di molti beverini e spesso un processo come quello sopra descritto risulta scomodo e inattuabile per il tempo che richiede.

Ho pensato allora di trovare una modalità di disinfezione magari meno profonda, ma che possa darmi un buon risultato durante la gestione ordinaria e capace comunque di mantenere nel tempo un più che buon livello di pulizia. Ho iniziato a sperimentare l’utilizzo di due prodotti a doppia funzione sia di pulizia dei beverini sia di integrazione per gli uccelli. Questi prodotti sono l’aceto di mele e Klaus Blautinktur.

Entrambi grazie alla loro acidità aiutano a mantenere un corretto pH nell'apparato digerente degli uccelli nonché ad integrarne l’alimentazione (per l’aceto vedi l’articolo dedicato). Klaus Blautinktur, infatti, è oltre a un disinfettante anche un integratore di Sali minerali. L’uso di questi prodotti risulta importante soprattutto se utilizziamo integratori nell’acqua da bere. Questi ultimi, contenendo numerose sostanze che possono fungere da alimento per gli organismi, possono “stimolare” lo sviluppo di patogeni su superfici non in buono stato di pulizia. Per evitare questo schema giornaliero in caso di somministrazioni prolungate di integratori nell'acqua:

giorno 1: acqua + aceto di mele o Klaus Blautinktur

girono 2: acqua normale + integratori

giorno 3: acqua + aceto di mele o Klaus Blautinktur

girono 4: acqua normale + integratori

ecc…

Se invece non sto utilizzando integratori nell'acqua utilizzo aceto di mele o Klaus Blautinktur un paio di volte la settimana.

 

Una delle componenti fondamentali nella dieta degli uccelli in allevamento,  e di fondamentale importanza per molti allevatori, è il quasi “mitologico” pastoncino.

Questo perché, soprattutto quando l’alimentazione degli uccelli è basata sui semi, è necessario integrare con quegli elementi di cui questo tipo di dieta è deficiente.

In commercio ne esistono diversi tipi e ogni anno o quasi, ne viene prodotto uno nuovo. Ognuno di essi varia fondamentalmente per composizione e granulometria, in base alla specie o al gruppo a cui è destinato, ma ci sono variazioni anche molto evidenti, di prezzo. In generale poi, possiamo suddividerli in pastoncini secchi o morbidi a seconda di come si presentano esteriormente. La seconda tipologia ha spesso una percentuale di grassi maggiore, che la rende infatti più morbida e pastosa al tatto. Come già accennato in un altro articolo (VEDI SOPRA), spesso gli allevatori tendono a modificarlo con proprie ricette (o forse è meglio dire, con proprie convinzioni…) con aggiunte di ogni genere, nella speranza (a volte vana!) di renderlo ancora migliore, più appetibile e adatto alle specie allevate.

Infine c’è una terza categoria di pastoncini ovvero il pastoncino “fai da te” o “fatto in casa”. E qui si entra in un mondo che a volte sfiora l’alchimia!!

Da alcuni anni sto sperimentando anch'io, la produzione di un pastoncino “fatto da me”, utilizzando diversi componenti, con l’obbiettivo di ottenere pastoncino morbido, quindi pronto all'uso, con buone componenti e il più possibile completo, appetibile dai miei pappagalli e pappagallini, e naturalmente con un occhio al prezzo. Non indicherò qui quali sono gli ingredienti che ho usato, ma solo i criteri usati per sceglierli, ovvero:

-facile reperibilità

-prezzo contenuto

-di qualità più che sufficiente

-con una composizione dei diversi micro e macro nutrienti tale da poter ottenere un prodotto completo.

Di fondamentale importanza è il dosaggio dei diversi ingredienti, per non rischiare di ottenere un prodotto  sbilanciato e che non vada a compensare le mancanze dovute alla dieta a base di semi. Per far ciò naturalmente, un fattore da tenere in considerazione, è la percentuale di semi e pastoncino assunta dagli uccelli. La conoscenza di questo dato permette con buona approssimazione, di poter impostare un pastoncino adatto alla specie considerata e al periodo fisiologico (riposo, muta, allevamento dei piccoli ecc…). Sott’inteso che tutto questo discorso presuppone anche una conoscenza approfondita della composizione dei diversi nutrienti sia dei semi forniti sia degli ingredienti che compongono il pastoncino oltre alle diverse esigenze nutrizionali della specie allevata.

Arrivato a conoscere bene, o comunque in maniera soddisfacente, i punti sopra elencati (esigenze nutrizionali della specie, contenuti nutrizionali dei semi e degli ingredienti del pastoncino, percentuale di assunzione) ho iniziato ad impostare con l’aiuto di una semplice tabella di Excell, le quantità dei diversi ingredienti per realizzare il mio pastoncino.

Volendo realizzare però un pastoncino morbido, e quindi pronto all'uso, il primo ostacolo vero, è stato quello di renderlo simile ai pastoncini morbidi, usando ingredienti di facile reperimento. Leggendo qua e là ho individuato due elementi da aggiungere allo sfarinato di partenza, che potessero fare al caso mio: un fonte di grassi come olio o strutto, e il miele. Insieme fungono da ottimi leganti, oltre a fornire macro e micro nutrienti utili. Importante è però l’ordine di aggiunta di questi elementi alla componente secca. Aggiungendo, infatti, prima la componente grassa e miscelandola con cura, si ottiene già un pastoncino dalla consistenza meno farinosa e più compatta, che tende a legarsi e compattarsi come un tipico pastoncino morbido. Per migliorare ancora di più questo effetto e per renderlo duraturo nel tempo, aggiungo del miele. È importante aggiungere prima la componente grassa affinché l’aggiunta del miele sia più agevole: quest’ultimo tende meno a legarsi alle particelle secche del pastoncino grazie al loro rivestimento grasso, impedendo di fatto la formazione di inutili grumi.

L’aspetto finale (come mostrato nelle due foto sotto riportate) è quello di un pastoncino morbido, che le miei cocorite, notoriamente poco inclini per natura a consumare pastoncino se non durante l’imbecco dei piccoli, mangiano molto volentieri e che almeno per ora, sembra funzionare da ottimo integratore alla dieta di semi, a cui questa specie in particolare, è per sua natura molto legata.

Pastoncino morbido fatto in casa

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